Che ingenua che sono, avevo deposto ogni speranza di far parte di una rivoluzione e invece mi sono imbattuta in quel grande uomo che è stato Masanobu Fukuoka e il suo “non fare”. Leggendo questo piccolo immenso testo “La rivoluzione del filo di paglia” pubblicato nel 1975 (edito in Italia nel 1980 dalla casa editrice Libreria Editrice Fiorentina nella collana Quaderni di Ontignano) scopro che nulla è cambiato, che le parole di un “semplice contadino”, come egli stesso si definisce, sono non solo attualissime ma ancora la vera, unica, sola via d’uscita da una catastrofe ambientale ormai già in atto.
Ascoltare, osservare, imparare dalla natura e seguire la sua onda, scoprendo che la conoscenza umana “non serve a niente” e quindi che la miglior tecnica è quella del “non fare”, non intromettersi nei processi perfetti ed equilibrati che la natura stabilisce (tutto questo mi è sembrato molto blues).
La sua risposta alla mercificazione dell’agricoltura, in quei tempi non ancora invasi dalla moda del green che furoreggia attualmente spesso priva di una reale conoscenza e del rispetto per la Madre Terra, è l’autoproduzione secondo la tecnica dell’agricoltura naturale. La natura stessa compirà il lavoro duro, il terreno non vuole aratura per rigenerarsi ed essere fertile, lasciare ai lombrichi e alle radici il compito assunto con la forza dall’aratro e dai trattori.
Il contadino, colui che si ciberà dei prodotti che la terra gli avrà donato, avrà così il tempo per la poesia, per le sue passioni, per la vita..
Ora capisco! Le generazioni passate che volevano cambiare il mondo (e non ci sono riuscite..) non hanno cambiato per prima se stessi …e allora io riparto da lì.
Testi:
“La rivoluzione del filo di paglia” di Masanobu Fukuoka , Libreria Editrice Fiorentina, 1980.
“Masanobu Fukuoka: Lezioni italiane” a cura di Giannozzo Pucci, Libreria Editrice Fiorentina, 2005.
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