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Brac’s art on table – Sergio Garbari

Conosci tu il paese dove finiscono i limoni?

Laggiù, laggiù

Vorrei con te, o mio amato, andare!

J.W. Goethe

Qui delle divertite passioni

per miracolo tace la guerra

qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza

ed è l’odore dei limoni.

Quando un giorno da un malchiuso portone

tra gli alberi di una corte

ci si mostrano i gialli dei limoni

e il gelo del cuore si fa,

e in petto ci scrosciano

le loro canzoni

le trombe d’oro della solarità

E. Montale

Dopo la pausa estiva torna Brac’s Art on Table, l’appuntamento espositivo a cadenza mensile che la libreria propone dal 2009.

Brac’s Art on Table, un format che ha riscosso grande successo, è una mostra “orizzontale”: ogni mese un artista viene invitato a produrre 30 tovagliette per i tavoli della Brac. Protagonista della prima mostra della stagione 2013-2014 sarà il fotografo Sergio Garbari, professionista di lunga esperienza in servizio presso i Musei fiorentini, che proporrà una serie di scatti dedicati ai limoni di Boboli.

Un progetto che nasce dalle parole di Goethe e Montale, un inno all’astrazione e alla diversità, come rimarca Gianni Mammoliti nel testo che accompagna la mostra: e il giallo dei limoni, colore estivo per eccellenza, accompagnerà, dolcemente, dentro l’autunno i visitatori della Brac.

Pepite d’oro vegetale, i limoni sono frutti da poeti.

Concrezioni di sole, aspri ma amichevoli. Fotografarli in primo piano equivale a tenerli a lungo sul palmo della mano, farli ruotare e osservarli finchè le loro forme non assumano una natura completamente astratta.

La scorza rugosa, le venature che virano sull’arancione delle cugine arance o sul verde dei fratelli bergamotti. Ben lontani dalla omologazione di forme che affligge altri vegetali da supermercato, questi limoni, tutti dimoranti nel giardino di Boboli, si ribellano tenacemente all’uniformità.

Commestibili e decorativi nella realtà materiale, nel mondo astratto e bidimensionale della fotografia diventano pure forme. Provate a immaginarli come colorato asteroidi. Pianetini galileiani, irregolari come gli autentici corpi celesti contrapposti alle sfere perfette di un universo tolemaico fasullo.

E se la realtà artificiale delle nostre vite è sempre più ingabbiata e intossicata da superfici regolari e ripetitive, questi limoni a due dimensioni ce ne disintossicano, come il succo di quelli concreti farebbe con i nostri umori ingorgati.”

Gianni Mammoliti

Sergio Garbari, nasce a Bagni di Lucca nel 1955. Nel 1976 dopo aver frequentato il liceo Vallisneri a Lucca, si trasferisce a Firenze per iscriversi alla Facoltà di Architettura.

Sotto la guida di Luciano Ceccotti di “Foto Cortopassi”, contemporaneamente agli studi accresce e sviluppa la passione per la fotografia. Nel 1978 partecipa ad un concorso del Ministero dei Beni Culturali ed entra come fotografo presso la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Siena.

Dal 1981 è a Firenze presso il Gabinetto Fotografico degli Uffizi dove è tuttora in servizio, ufficio a cui fanno riferimento tutti i musei statali della città quali gli Uffizi, la Galleria dell’Accademia, la Galleria Palatina, il Museo di San Marco, le Ville Medicee etc.

Nel corso degli anni, attraverso il lavoro sulle opere d’arte che fotografa nei musei, nelle chiese e palazzi fiorentini, perfeziona ed affina la passione per la fotografia .

Le foto che realizza per il Gabinetto Fotografico appaiono nelle monografie di artisti e in cataloghi di mostre pubblicati, sia dal Ministero dei Beni Culturali che dalle più importanti Case Editrici del mondo.

Nel tempo, parallelamente a questa attività professionale, elabora con curiosità, una ricerca fotografica personale sul mondo che lo circonda e che lo porta ad esporre le foto in diversi luoghi e città ed a partecipare, su invito, nel 2008 alla Biennale di fotografia di Salonicco (Grecia) con un lavoro sull’ex carcere monumentale di quella città.

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